La Visita del Vice Commissario CAI Gianluca Cariolato

La Visita del Vice Commissario CAI Gianluca Cariolato

Nella seconda RTO del mese di gennaio, la sezione di Chioggia ha avuto l’onore di ospitare il componente CAI, nonché ex assistente internazionale, Gianluca Cariolato della Sezione di Legnago.
Dopo le comunicazioni di rito del Presidente Michele Rosteghin; gli interventi degli associati Pavan Jacopo, Rubin Leonardo e Cebotari Daniel che hanno raccontato la loro esperienza negli esordi in successione seconda, e juniores. Da non dimenticare anche il racconto di Carisi Lenny che dopo una gloriosa e lungimirante carriera da assistente arbitrale al CRA si e tuffato nuovamente nell’avventura di arbitro nella direzione delle gare a disposizione dell’O.T.S.
Ha preso la parola Alessandro Caso, in rappresentanza del CRA Veneto, portando il saluto del Presidente del CRA Dino Tommasi, e ringraziando Lenny per quanto dato in questi anni come assistente arbitrale a disposizione del Cra.
Dopo la presentazione di quanto ha fatto a livello arbitrale ha preso la parola lo stesso Gianluca Cariolato, che ha voluto iniziare il suo intervento mostrando ai presenti un video sul lavoro svolto dalla CAI lo scorso anno, ribadendo che, pur essendo la prima commissione a livello nazionale, la CAI è legata con un filo conduttore ai vari CRA e sezioni, ed ha lo scopo di continuare e approfondire il lavoro fatto negli anni precedenti su arbitri e osservatori.
Attraverso poi la visione di vari video, l’eccelso ospite ha voluto toccare vari aspetti che contraddistinguono una prestazione arbitrale, dalla preparazione atletica, fondamentale per essere lucidi dal primo al novantesimo minuto, passando per il concetto di soglia tecnica, che, come affermato da Gianluca,” non esiste. Esiste il fallo o il non fallo, poi deve essere perspicace l’arbitro nel capire se fischiare di più o di meno durante la gara, secondo il comportamento tenuto dai giocatori: l’importante è essere sempre uniformi, equi e coerenti”, e concludendo infine con la personalità, che un buon arbitro deve sempre far valere in campo.
In tutti i video presentati da Gianluca ha saputo coinvolgere in maniera magistrale gli associati presenti alla RTO trasmettendogli tante nozioni per la loro crescita arbitrale.
Gianluca ha voluto concludere la riunione, che ha visto i presenti attenti e partecipativi, con un messaggio rivolto soprattutto ai giovani associati: “Sicuramente cadrete, sicuramente arriveranno i brutti voti, ma la forza di un arbitro sta proprio nel fatto di saper rispondere con una prestazione positiva ad una prestazione negativa della settimana precedente. Bisogna essere perseveranti nella ricerca dei propri sogni e obiettivi, e solo così si potranno raggiungere traguardi sempre più importanti”.
A chiusura della serata, il Presidente Rosteghin ha voluto omaggiare sia Gianluca che Alessandro con dei prodotti tipici locali; tutti i presenti si sono poi spostati in una pizzeria locale per un bel momento conviviale.

Il CRA Veneto in visita a Chioggia.

Il CRA Veneto in visita a Chioggia.

IL CRA VENETO IN VISITA A CHIOGGIA

Lunedì 10 Dicembre, durante l’ultima RTO del 2018, presso la sala riunioni dell’ASPO, la sezione ha avuto l’onore di ospitare il Presidente del CRA Veneto Dino Tommasi, accompagnato dal Vicepresidente Luca Segna, dal componente Gianni Bizzotto e dal collaboratore amministrativo Girolamo Berti.

Dopo le comunicazioni di rito del Presidente Michele Rosteghin, ha preso la parola Dino, che ha voluto mettere in chiaro fin dall’inizio, con l’ausilio di vari video, due importanti concetti: allenamento e atteggiamento in campo.

L’allenamento è alla base della prestazione arbitrale, perché un arbitro che non è allenato sarà costantemente in affanno, e ciò lo porterà a non prendere la decisione giusta o, ad esempio, a subire i leader delle squadre.  “Bisogna fare sacrifici in allenamento durante la settimana” afferma Dino “perché solo così la domenica si potrà essere dentro la partita, dominarla, e non essere in balia degli eventi”. E collegandosi all’allenamento, Dino ha poi sviscerato l’altro concetto, cioè l’atteggiamento in campo.

“ Meglio un arbitro che ha voglia, passione, “fame” e sbaglia due/tre decisioni durante la gara piuttosto che un arbitro che prende tutte le decisioni giusti ma si dimostra pigro  e spento”.

Quindi allenamento e “fame” sono due concetti collegati,  perché il bravo arbitro deve avere predisposizione al sacrificio, mentalità vincente, deve “mangiarsi il campo” dal primo al novantesimo, senza dimenticare che il divertimento deve essere comunque alla base di tutto. Chiosa Dino “tutti hanno del potenziale, ma chi da poco avrà poco, chi da tanto può avere tanto”.

È stato toccato poi anche l’aspetto comportamentale, riguardo il quale il nostro presidente regionale ha voluto sottolineare come di fronte ad ogni decisione tecnica e disciplinare, bisogna essere sereni e carichi allo stesso tempo, in modo da non trasmettere insicurezza e poter “vendere” ogni nostra decisione.

Hanno preso infine la parola Gianni Bizzotto, che ha sviscerato alcuni dati sul livello di preparazione atletica attuale degli arbitri, esortandoli a frequentare più assiduamente il polo di allenamento, e Luca Segna, che ha prima sottolineato positivamente il fatto che tutti i presenti indossassero la tuta sezionale, segno di unità e coesione, e ha poi voluto ribadire come CRA e sezione lavorino in sinergia per imprimere passione e ambizione in ogni arbitro, che deve poi riportare questi aspetti anche all’interno del terreno di gioco. Segna ha voluto ricordare anche a tutti i presenti di usare i social network con attenzione e intelligenza.

La RTO si è poi conclusa con il Presidente Rosteghin che ha voluto omaggiare tutti gli ospiti con alcuni prodotti tipici locali; poi tutti i presenti si sono traferiti in una pizzeria locale per trascorre un bel momento conviviale.

La Visita del Vice Commissario della CAI Andrea Marzaloni

La Visita del Vice Commissario della CAI Andrea Marzaloni

Nella serata di lunedì 26 Novembre, la sezione ha avuto l’onore di ospitare, durante la consueta RTO, il vice commissario CAI Andrea Marzaloni. Dopo le comunicazioni di rito del presidente Rosteghin, e il saluto di Giacomo Piccoli, componente del CRA Veneto, ha preso la parola l’illustre ospite che ha intrattenuto e coinvolto i presenti analizzando, con svariati video, tutti gli aspetti che contraddistinguono una prestazione arbitrale, quali:

1 Collaborazione tra arbitro e assistenti -> l’arbitro è il “direttore d’orchestra” della terna, e deve, allo stesso tempo, saper sia sopperire a eventuali deficit degli assistenti, sia farsi aiutare dagli stessi, in modo da poter risolvere sempre la meglio le situazioni più “spinose”.

2 Condotta violenta -> per saper leggere al meglio situazioni di questo tipo, bisogna mantenere sempre le antenne all’erta, aspettarsi l’inaspettato e “prevedere il futuro”, cioè fischiare a volte un fallo in più per prevenire poi eventuali situazioni più sgradevoli.

3 Grave fallo di gioco -> ci sono dei segnali premonitori che devono focalizzare l’attenzione dell’arbitro: ad esempio, se un calciatore prende lo slancio ed effettua il tackle saltando con i piedi uniti, nella stragrande maggioranza dei casi siamo di fronte ad un episodio di grave fallo di gioco.

4 Mass confrontation -> nasce sempre da reciproche scorrettezze di due avversarsi, attorno ai quali poi si forma un capannello di giocatori; il bravo arbitro deve affrontare tali situazioni in tre passaggi: cercare inizialmente di dividere i due giocatori che hanno “acceso la miccia”, poi se sopraggiungono altri giocatori deve defilarsi dalla mischia per osservare da fuori ciò che succede, e infine quando la situazione si placa deve uscire con almeno un’ammonizione per parte.

5 Proteste -> bisogna saper differenziare le vere proteste da eventuali accenni di disappunto, e soprattutto non bisogna avere “l’orecchio bionico”, cioè non bisogna sentire proteste anche dove in realtà non ci sono.

6 Difficoltà nel capire la soglia tecnica da imprimere alla gara -> il primo cartellino, così come il primo fallo fischiato, sono il biglietto da visita dell’arbitro; per questo, bisogna saper leggere la gara nei primi minuti per capire che soglia tecnica imprimere, anche se ciò non toglie che la stessa può essere modulata durante i 90 minuti.


Alla fine del suo intervento, Andrea ha voluto congedarsi con questa frase, sunto di tutta la serata: “Non nascondetevi dietro agli alibi, ma affrontate i problemi a viso aperto e risolveteli”.


Il presidente Rosteghin ha quindi voluto omaggiare, con alcuni prodotti tipici locali, prima il componente CRA Piccoli e poi Andrea, ringraziandolo per la piacevole riunione e per i preziosi consigli dati. La serata si è poi conclusa con un momento conviviale in una pizzeria locale.

La Nascita di Camilla Ballarin e Niccolò Carisi.

La Nascita di Camilla Ballarin e Niccolò Carisi.

Due bellissimi eventi per la Sezione di Chioggia e precisamente il primo e avvenuto Giovedì 11 Ottobre è nata una bellissima bambina di nome Camilla. Il nostro Gianni Ballarin e della moglie Alessandra hanno dato una sorellina a Francesco il loro primogenito.
Mentre Sabato 13 ottobre è nato un bellissimo bambino di nome Niccolò il primogenito del nostro Lenny e della moglie Claudia.
Due splendide notizie che riempono di gioia tutta la Sezione.
Ai nostri Gianni,lenny e rispettive mogli tanti complimenti e felicitazioni da tutti gli associati della Sezione.

Tiozzo Fasiolo Andrea non solo Arbitro.

Tiozzo Fasiolo Andrea non solo Arbitro.

Fino ad un paio d’anni fa, per un “uomo di mare” come il sottoscritto, l’arrivo di Settembre, risultava essere il mese più malinconico, quello  che  decretava la chiusura dell’amato periodo estivo, e l’inizio del lungo inverno ma, da quando è iniziata la mia “seconda giovinezza agonista”, è diventato il periodo più atteso, quello che coincide con l’inizio della nuova stagione agonista della mia “ultima” passione…Non militando in categorie arbitrale degne di nota, ma volendo essere ancora competitivo con i colleghi che hanno la metà dei miei anni (un modo “galante” per non dire che potrebbero essere miei figli), parallelamente a questi campi che sto calpestando dal lontano 1999, ho intrapreso una nuova “avventura” nel mondo del Running, cimentandosi nella sua gara “regina”, la Maratona (42km e 195m).

Come in qualsiasi sport, e a maggior ragione nella corsa, necessita una preparazione che inizia ben molti mesi prima della gara obiettivo che, per il 2018, risultava essere la Maratona di Firenze del 25 Novembre; ricordo ancora il primo allenamento di questa nuova sessione: 10km, corsi alle 19.30 del 6 agosto, ad una temperatura di 32°C…

Le settimane, e i chilometri, passarono senza alcuna fatica  degna di nota fino al 22 settembre, data d’inizio dei campionati provinciali stagione 2018/19; da questo spartiacque, in ogni weekend, avrei arbitrato due partite (juniores il sabato pomeriggio, allievi o giovanissimi la domenica mattina) e corso almeno una dozzina di chilometri la domenica pomeriggio: in totale una quarantina di chilometri che si sarebbero sommati a quelli macinati infrasettimanalmente.

Tutto questo non mi bastava e, prima del tanto atteso giorno segnato in rosso nel calendario, avevo necessità di “mettermi alla prova” in un test assai più impegnativo di un “normale” weekend calcistico: la gara test designata fu la Venice Marathon, per noi veneti la Regina delle Regine, in programma il 28 Ottobre.

Non potendo e, non volendo, correre tutti i 42km, pensai di affrontarne 32-34 e, nell’ultimo tratto, “godermi” la magia che solo Venezia, con i suo 13 ponti, poteva offrirmi.

Le previsioni meteo non erano tra le più favorevoli ma, dopo un acquazzone verificatosi un’oretta prima della partenza, il cielo diventò terso e la temperatura si assestò sui 12°-13°C: clima ideale per iniziare questa corsetta.

Più passavano i chilometri, e più mi avvicinai a Venezia, più il vento cominciava ad aumentare intensità e a scendere le prime goccioline di pioggia; arrivato sul Ponte della Libertà, 32°km, trovai un il Scirocco che soffiava ad oltre 60km/h: nulla di impressionante, essendo originario di Sottomarina, avevo corso tante volte con la Bora ma, in questo caso, l’avrei avuto in direzione contraria per ben 5km.

Con non poca fatica riuscii ad arrivare all’area portuale e, dopo una decina di minuti, al primo dei tredici ponti; a questo punto, grazie all’incoraggiamento del pubblico, anche se le energia erano praticamente ultimate, “sentivo” di avercela fatta ma, questa volta, c’era un’ulteriore difficoltà da superare e che, mai e poi mai, avrei pensato di incontrare: l’acqua alta…

Quel vento di Scirocco, che oramai soffiava da ore ed ore, aveva alzato la marea portandola a 150cm rispetto al medio mare: questo significava che, negli ultimi 3km, dovevo correre con l’acqua  che mi arrivava fino a metà polpaccio e, in zona S.Marco, che sarebbe stata la “passerella”, immerso fino alle ginocchia.

Dopo una camminata lunga mezz’ora (oramai era inutile correre)  riuscii  a tagliare il traguardo: la gioia di ricevere la medaglia, e il bere un bicchierone di the caldo, mi fecero scordare tutte le fatiche delle quattro ore precedenti.

Anche se non ottenni il risultato cronometrico sperato (in fin dei conti, con delle condizioni meteo così avverse,  era impensabile ottenere delle performance accettabili) non mi scoraggiai e, nelle quattro settimane che mancavano alla maratona fiorentina, tra un weekend “pallonaro” ed altro, continuai ad allenarmi con ancora più determinazione.

Finalmente arrivò il giorno tanto agognato ma, nonostante tutti i chilometri affrontati, causa una leggera influenza che mi aveva colpito nei giorni precedenti, mi presentati alla partenza con una condizione atletica non ideale (almeno non come avrei voluto), inoltre, come se non bastasse, anche questa volta il “destino” mi avrebbe riservato una gara bagnata dal 1° al 42°km (fortunatamente, non essendo esornato l’Arno, non avrei trovato l’”acqua alta”).

Dopo i primi 10km corsi con il “freno a mano” per non sprecare troppe energie, appena le strade cominciarono ad essere meno affollate (erano presenti 7000 atleti), decisi di aumentare il ritmo per recuperare i secondi persi.

Tutto filò via liscio fino al ventesimo chilometro quando mi di ripresentò l’incubo vissuto un mese prima a Venezia: vento contro e pioggia a catinelle; per fortuna, queste condizioni avverse, durarono neanche una decina di minuti (in caso contrario non saprei se sarei riuscito ad arrivare “sano e salvo” al traguardo).

Dopo aver superato queste avversità, continuai la mia avanzata ad un ritmo pressoché costante, e leggermente più veloce di quello preventivato, riuscendo a superare il “fantomatico” muro del 30°km senza grossi impedimenti ma, ovviamente, non poteva essere tutto “rose e fiori” e la crisi arrivò al 37°km.

A cinque chilometri dalla fine, e dopo tre ore e dieci di gara, non potevo alzare bandiera bianca e così ripensai a tutti i sacrifici affrontati nei mesi precedenti, agli amici che mi aspettavano all’arrivo, ai colleghi chioggiotti che idealmente rappresento ogni qualvolta mi tolgo le scarpe con i tacchetti ed indosso quelle da running, così decisi di non “ascoltare” le gambe, che chiedevano pietà, e di continuare la mia sfida personale.

Con non poche difficoltà arrivai sotto il gonfiabile del 42°km e, gli ultimi 195m, quelli che ti rimangono impressi nella memoria, li corsi con una gioia immensa, conscio di  non aver risparmiato neanche un briciolo di energia e, dopo aver varcato la finish line, quando controllai l’orologio, e vidi che segnava 3:35:51, cominciai a piangere come mai non avevo fatto prima ad ora: nonostante le condizioni meteo non proprio favorevoli, la saluta alquanto precaria, l’obiettivo, tanto bramato, di portare il mio PB (personal best) a tre ore e trentacinque, era stato raggiunto.

Neanche il tempo di metabolizzare l’”impresa” appena compiuta, decisi di rimettermi in gioco: perché non provare a migliorare il proprio PB anche sulla mezza maratona?

La gara “designata”, a sole tre settimane dalle fatiche toscane, era la Maratonina della Città Murata di  Cittadella (corsa molto frequentata in Veneto con oltre 3500 partecipanti).

Anche questa volta decisi di partire in maniera parsimoniosa e di attuare la strategia denominata “negative flip”, che consiste di accelerare nella seconda metà: senza grosse difficoltà riuscii a limare il mio record, che resisteva da Settembre 2017, di oltre un minuto portandolo a 1:35:05.

Considerando che l’”appetito vien mangiando”, mi mancava di aggiornare il PB nella 10km e così colsi subito la “palla al balzo”, trascorrendo il capodanno a Roma e correndo la Referee Run in programma proprio il 31 dicembre

In una bellissima giornata primaverile, con temperatura di oltre 12°C, riuscii a completare l’ondulato percorso in 42:40 migliorando, in un sol colpo, i miei record sul chilometro, sui cinque e sui dieci.

Ora come potrei concluderei Il racconto?

Con una frase, del pluricampione paraolimpico Alex Zanardi, che rispecchia fedelmente quanto ho vissuto nell’ultimo quadrimestre del 2018:

I limiti sono solo nella nostra testa,

se hai un sogno e vuoi realizzarlo,

non ci sarà nulla in grado di ostacolarti…

tranne la tua volontà